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Design Talk #3. Intervista al creative director Elisabetta Alicino

by Elena Chiocchia

Questa volta abbiamo “incontrato” Elisabetta Alicino creative director & strategist. Con lei abbiamo indagato il mondo del visual design e del marketing.

I nostri Design Talk sono il nostro modo per dare voce agli studi italiani di comunicazione, ai graphic designer o agli illustratori con i quali abbiamo avuto il piacere di lavorare e che riteniamo avere qualcosa di interessante da dire. Il format è una semplice intervista, uno strumento tradizionale ma che a nostro avviso resta sempre attuale e funzionale.

Il tuo claim è “Design with marketing in mind”. Perché lo hai scelto? Ha influito la tua formazione?

L’ho scelto tanto tempo fa, quando all’inizio del lavoro come creativo avevo capito che non ero un’artista ma una designer commerciale multidisciplinare.
Gli artisti spaziano liberamente creando e producendo quello che hanno nella testa e nelle mani, non hanno necessariamente un brief, mentre io (e tutti quelli che si occupano di design legato ad un qualsiasi business) hanno un brief, degli obiettivi da centrare e un cliente da soddisfare. 
Quindi, tanto valeva capire sin da subito che il design è legato al marketing e tenerlo a mente nella progettazione del lavoro. La mia formazione ha influito certamente, anche perché io al design sono arrivata tardi, poco prima dei 30, dopo aver studiato scienze politiche e, appunto, marketing. (Eh sì, si può cambiare carriera a 30 anni…).

Design Talk #3. Intervista al creative director Elisabetta Alicino

Nel tuo sito parli della differenza tra direttore creativo, la tua professione, e art director. Ce lo spiegheresti?

I creative director si differenziano dagli art director perché il nostro lavoro va oltre il visivo. Il mio obiettivo è la comunicazione strategica, che significa tutto: da copywriting, art direction, design e distribuzione dei media. 

In un’agenzia pubblicitaria, il creative director traduce il brief di marketing in un brief creativo, gestendo contemporaneamente diversi progetti e diverse figure creative come Art Director e Copywriter. Nelle aziende più piccole come Startup, il direttore creativo gestisce la progettazione del prodotto, la strategia creativa, la comunicazione e la direzione artistica. 
È diverso dal graphic design perché una strategia creativa potrebbe non aver bisogno del design grafico. È un mix di visione creativa (non solo visiva) e strategia. 
È diverso da art direction perché il focus è sull’integrità e la visione di un progetto nel suo insieme, non solo sul suo lato visivo.

Sostanzialmente io credo nel potere della creatività – la capacità di fare o pensare o vedere qualcosa che prima non esisteva – e della bellezza, che rende tutto più semplice da comprendere e vendere, per cambiare le cose in meglio, per modellare e ispirare persone e aziende.

Design Talk #3. Intervista al creative director Elisabetta Alicino

In quanto direttore creativo (o direttrice creativa) lavori spesso con un team specifico o ti capita di lavorare con team differenti?

Quando è possibile, il team con cui lavoro è il “mio”, e per mio intendo professionisti di cui mi fido e con cui collaboro da anni, che arrivano da field differenti (fotografia, copy, marketing digitale, dev, graphic & visual design). La sfida vera è prendere progetti e lavorare con team di persone che non si conoscono. 

È una sfida, perché i creativi hanno modus operandi diversi e ogni volta è un po’ un imparare da capo, e a me questa cosa piace. 

Credo che nel nostro contesto chi smette di imparare smetta anche di diventare rilevante. In un mondo che cambia velocemente – come quello della comunicazione intesa in senso larghissimo – un graphic designer non può permettersi il lusso di non conoscere neanche una stringa di codice, chi si occupa di marketing, deve conoscere almeno le basi del visual design e della typography, il visual designer capire che esiste una cosa chiamata seo (tanto per dirne una), e il fotografo sapere quali sono i formati in cui scattare per i social, perché è tutto interconnesso. Nella comunicazione lo è sempre stato, e adesso, con il digitale che ci consente di fruire di ogni piano contemporaneamente, lo è molto di più.  
Se devo lavorare a un progetto che include anche dei video, ad esempio, come posso non conoscere la musica?

Ecco, la contaminazione di tutti questi mondi è davvero la caratteristica imprescindibile del mio lavoro.

Per rispondere alla domanda… preferisco il termine neutro “Creative Director”, così non si sbaglia mai :)

Puoi darci il titolo di un libro letto recentemente sul visual design che consiglieresti?

Sono una divoratrice di letteratura sul tema, posso darvene 3? “The little black book of Design” di Adam Judge; la serie “Graphic Design From” di Counter Prints e “Figure”, di Falcinelli, che ho amato moltissimo.

creative director Elisabetta Alicino
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Come hai conosciuto Printaly? Hai mai stampato con noi? Se sì cosa e per cosa lo consiglieresti?

L’ho incrociato online mentre cercavo una “tipografia online” in Italia, perché davvero poco soddisfatta della qualità e del servizio di molti altri provati negli anni. Ho stampato dei company profile per due diversi clienti, del materiale di branding e anche i poster che vedete nelle foto.

Non solo, so di aver consigliato Printaly a più colleghi, perché oltre a proporre un prodotto di alta qualità e la velocità che ti aspetti, ho trovato la competenza della tipografia artigianale e un grande capacità di contatto umano. E questo non me lo aspettavo proprio!

Hai il tuo progetto in mente ed è il momento di realizzarlo?

Raccontaci cosa desideri fare per ricevere una consulenza personalizzata sulla tua stampa.

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