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Design Talk #2. I poster “Viceversa vs. Viceversa” di Doretta Rinaldi

by Elena Chiocchia

Eccoci tornati al secondo appuntamento dei Design talk. Vogliamo condividere con voi l’intervista fatta a Doretta Rinaldi, art director e visual designer, con la quale abbiamo parlato nello specifico dei poster realizzati per il progetto “Viceversa vs. Viceversa”.

I nostri Design Talk sono il nostro modo per dare voce agli studi italiani di comunicazione, ai graphic designer o agli illustratori con i quali abbiamo avuto il piacere di lavorare e che riteniamo avere qualcosa di interessante da dire. Il format è una semplice intervista, uno strumento tradizionale ma che a nostro avviso resta sempre attuale e funzionale.

Ecco l’intervista!

Hai sviluppato “viceversa vs. viceversa” durante il lockdown. Da quale esigenza nasce questo
progetto e perché hai scelto di convogliarlo in 23 poster?

Viceversa vs. Viceversa, come hai detto, è un progetto nato durante il lockdown, un po’ per caso e un po’ per
necessità. Il 2020 sarebbe dovuto essere per me un anno più che entusiasmante: nuove collaborazioni, nuove sinergie, nuovi progetti. Tanti viaggi, tanto entusiasmo. Poi il lockdown, il tempo sospeso. Concerti e festival che si trasformavano in eventi online, quando non venivano rinviati a data da destinarsi se non addirittura annullati.
L’entusiasmo lasciava il posto alla frustrazione, la sicurezza all’incertezza. Giornate dense di impegni
che si trasformavano in un tempo relativo. Le relazioni umane che diventavano call conferences zoom.
Capivo che stavamo vivendo – nel bene e nel male – un evento epocale ma non riuscivo a decidere come
rapportarmi a questa cosa. Di certo non avrei iniziato a fare torte e soufflé!

Avere alti e bassi fa parte del mio carattere e ho imparato, mio malgrado, a gestirli. Durante la quarantena i sentimenti si sono intensificati, i cambiamenti di umore sono diventati più ricorrenti e più forti. Avevo bisogno di iniziare un processo catartico.

Per natura sono disordinata e confusionaria, fare liste mi aiuta a fare ordine nel lavoro, a non perdere di vista gli obiettivi e a non dimenticare le cose importanti. Da subito ho pensato che anche in questo caso scrivere avrebbe potuto aiutarmi.
Ho iniziato scrivendo tutto quello che mi veniva in mente, poi dandomi un tema quotidiano: “I feel / I don’t
feel, I like / I don’t like, I fear/ I don’t fear”… un titolo semplice che mi aiutasse a fare ordine tra i sentimenti e gli stati d’animo. Pensare a quello che mi mancava e che avrei voluto fare quanto prima è stato un modo periflettere su quello che reputo importante nella mia vita.

Le liste, libere da regole e costrizioni, sono diventate una sorta di flusso di coscienza. Trasformarle in manifesti è stata infatti la conseguenza quasi naturale, poiché il poster è il mezzo espressivo con il quale mi confronto più di frequente. 23 poster, circa uno ogni due giorni. Alcuni belli, altri meno. Alcuni riusciti, altri meno, alcuni interessanti, altri meno. Il loro valore, a mio avviso, è nella serialità, nel loro essere un mezzo per rispondere a un bisogno.

Quando ho iniziato a pubblicare i vari layout sui social – tentando di spiegare lo scopo dell’operazione – ho
iniziato anche a ricevere le liste di alcune persone a me care. E allora i poster sono diventati un modo per
veicolare un messaggio, una sinfonia a 4 mani, dove non ero più io a scrivere, ma intessevo relazioni umane
raccontando le nostre personalità attraverso segno e colore.
Il numero dei poster è stato determinato dai giorni di lockdown, da quando ho iniziato a disegnarli al 4
maggio, “giorno della liberazione”. O “Star Wars Day”, tema al quale è liberamente ispirato l’ultimo poster
della serie.

“viceversa vs viceversa”. Già il titolo racconta molto del turbinio di forze opposte che hanno ispirato il progetto e del terremoto emotivo che può averlo generato. In che modo pensi il visual design ti possa aver aiutato a gestire questo difficile momento storico?

Il design è disciplina. Va praticato e nutrito ogni giorno. È parte della quotidianità. Tutto quello che vedo,
leggo o ascolto influenza il mio modo di affrontare il progetto. I viaggi che faccio, le persone che incontro i
colori e le texture che scopro diventano in qualche modo fonte di ispirazione, parte del mio approccio
progettuale.

Un evento epocale e inaspettato come una pandemia non poteva che provocare in me un bisogno di espressione.

Non ho paura di cambiare opinione, di cambiare idea o di analizzare i progetti ai quali lavoro da diversi punti
di vista, magari per trovare soluzioni innovative, o semplicemente per trovare soluzioni. Non mi accontento.
Non sono per niente certa che esista una sola verità, che quello che per me è giusto o sbagliato, bello o
brutto, buono o cattivo… lo sia per tutti, a prescindere.
L’idea di base che ha portato all’ideazione di Viceversa VS. Viceversa parte proprio da qui: non ci sono
sentimenti o reazioni corrette per rapportarci a quello che accade. Di fronte a eventi eccezionali (ma anche
di fronte alla quotidianità) dobbiamo semplicemente accettare qualunque stato d’animo ci troviamo ad
affrontare, senza eccezioni.

È vero tutto ma anche il suo contrario, basta cambiare il punto di vista, basta
ruotare il manifesto di 180°. La lista è la stessa, è il punto di vista che ne muta il significato.

Dedicarmi quotidianamente a un’attività è stato un modo per utilizzare il tempo in modo costruttivo, per riordinare i pensieri ed emozioni. Mentre tutto intorno a me sembrava confuso e aleatorio, io mi impegnavo in un esercizio che aveva un inizio e una fine. Ciascun manifesto “doveva” essere terminato nella giornata in cui veniva iniziato.
Riguardando la serie completa oggi mi accorgo di quando sia cambiato il mio modo di “interagire” con il
layout. Nei primi manifesti i segni neri che coprono parzialmente i testi sono organizzati, ordinati, geometrici. Oserei dire timidi. Negli ultimi le forme diventano invadenti e libere da costrizioni, liberatorie. Visualizzare le liste inviatemi dagli amici, poi, mi ha dato modo di pensare a loro, interpretando la loro “essenza” in segno e colore. Un modo per sentirli più vicini, credo.

I 23 poster realizzati non sono di facile lettura. È necessario avvicinarsi e prendersi il tempo di scandagliarli nel dettaglio per comprenderne il significato. Perché hai fatto questa scelta?

Siamo tutti assuefatti alla velocità. Dedichiamo alla maggior parte delle informazioni che riceviamo soltanto
pochi minuti, pochissima attenzione. Siamo approssimativi, superficiali. Io stessa faccio abitualmente più
cose contemporaneamente, mi ritrovo a dire molto spesso che non ho tempo, rinunciando magari alle cose
piacevoli. Divisi tra mille impegni privilegiamo spesso le attività più urgenti, ma forse meno importanti.
I manifesti Viceversa VS. Viceversa, come i sentimenti del resto, necessitano di impegno e dedizione, hanno
bisogno di tempo per essere letti e interiorizzati. Tempo che si è improvvisamente moltiplicato una volta
costretti in casa dalla quarantena. Se da lontano il layout appare piacevole e delicato nelle forme e nei colori,
è solo dedicandogli la giusta attenzione e il giusto tempo di lettura che se ne comprende a pieno il senso.

Il fatto che metà del testo sia inevitabilmente al contrario costringe anche a interagire fisicamente con il poster, a ruotarlo. “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. Ecco, forse dovremmo selezionare le cose per le quali vale davvero la pena “perdere tempo”. Forse i sentimenti (e certe persone, ovviamente) sono tra queste.

Al momento sto lavorando a “un’edizione speciale” dai toni più intimi e rassicuranti, pensata per le feste.
Avrà eccezionalmente 2 liste differenti, entrambe piuttosto ottimistiche. Sarà accompagnata da un piccolo
progetto di realtà aumentata, ironico e colorato. Anche in questo caso, un piccolo progetto che richiede tempo, sia di elaborazione che di lettura. Come designer sento la responsabilità del mio lavoro, specialmente quando si tratta di progetti non commissionati: produrre contenuti “giusti”, veicolare messaggi resilienti, utilizzare le competenze e la sensibilità per tentare di migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda, specie in periodi complessi e dolorosi come quello attuale.

Mi piacerebbe che questo progetto andasse in giro, vivesse di vita propria, trovasse la sua strada nel mondo, aiutasse qualcun altro come ha aiutato me. O che semplicemente fosse “d’ispirazione” ad altri, per fare altro.

Tutti i poster sono composti da due parti uguali e contrarie che sfumano l’una sull’altra.
Un’immagine sottile di come le nostre vite siano cambiate?

Le due metà rappresentano la nostra vita durante la pandemia e la nostra vita dopo la pandemia. Uguali ma
diverse. Il fatto che sfumino una nell’altra dipende dal fatto che presente e futuro sono inevitabilmente
connessi. Volevo però trovare un modo per raccontare i contrasti che stavamo vivendo, e che sentivo forti. La dolcezza della primavera incipiente e la corsa incessante delle ambulanze verso l’ospedale. Il senso di inadeguatezza e di spaesamento, la solitudine e la lontananza dagli affetti e dalle abitudini. Il senso di impotenza e la mancanza di libertà. Ma anche la forza, le risate con i vicini di casa, le telefonate interminabili con i familiari e gli amici di sempre, i balli sfrenati tra salotto e cucina. Legami che ho scoperto più forti di qualsiasi distanza. I segni neri che si stagliano sullo fondo dai toni pastello rappresentano un po’ tutto questo, sorpresa o rottura.

Gioia o disperazione, in base al mood del momento.

Che belle parole
se si potesse scrivere
con un raggio di sole.
Che parole d’argento
se si potesse scrivere
con un filo di vento.

Ma in fondo al calamaio
c’è un tesoro nascosto
e chi lo pesca
scriverà parole d’oro
col più nero inchiostro.”
Così scriveva Rodari e ora più che mai sembra essere davvero calzante. Non credi?

All’inizio dell’estate uno dei poster si è trasformato in una piccola capsule collection di t-shirt. Volevo che
questo progetto – fruibile soltanto attraverso la rete – si trasformasse in qualcosa di tangibile. Mi piaceva
l’idea che diventasse qualcosa da indossare, che fosse “scritto sul corpo” come una sorta di “scar tissue”.
“… penso che ogni sfumatura di luce dovrebbe avere un nome. E che a conoscere tutte quelle parole, la vita
delle persone sarebbe migliore.” (Laura Imai Messina – Tōkyō tutto l’anno, Einaudi, 2020).
Non sta a me dire se le parole che ho scritto siano belle o meno. Certo mi piacerebbe saper disegnare col
sole e col vento!

Non posso che essere d’accordo con te (e con Gianni Rodari): è con il più nero degli inchiostri che riusciamo a immaginare l’inaspettato. Con Viceversa VS. Viceversa è accaduto proprio questo. In un momento buio e complicato ho scoperto tesori preziosi che non sapevo di possedere.


Chi è Doretta Rinaldi?
Art director e visual designer, lavora tra Italia, Francia e Paesi Bassi. Si occupa principalmente
di comunicazione e promozione di progetti culturali: eventi legati al mondo della musica e del teatro,
allestimenti di mostre, segnaletica.
Il suo approccio ironico e personale si avvale di mezzi espressivi differenti, dall’illustrazione alla stampa,
dai video alla motion graphic. Per i suoi progetti, esposti in tutto il mondo e inclusi in pubblicazioni
internazionali, ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti in Italia e all’estero.
Doretta ha una bici vintage, gialla. Ama il caffè, i colori, lo yoga, i pois, gli occhiali molto grandi, la musica,
l’arte e il suo gatto nero. Colleziona scarpe e borse. Adora camminare a piedi nudi nell’oceano e perdersi tra
le vecchie foto di famiglia, in bianco e nero. Odia cucinare ma è dipendente dal cioccolato.
Trae ispirazione dall’arte, dalla letteratura, dai viaggi, dagli amici… e da tutto quello che la circonda.
Doretta è Socio Professionista Senior di AIAP – Associazione italiana design della comunicazione visiva.

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