Nella prossima box di Hoppípolla troverete, tra le altre cose, un nuovo prodotto “print by Printaly”. Un fantastico mazzo di Tarocchi illustrato da Marco Brancato, con il quale abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere e farci raccontare qualcosa in più su questo progetto.
Chi è Marco Brancato?
Un’ex spia dei servizi segreti che faceva disegnini come copertura ma che, scoprendo di riuscire molto meglio nei disegnini che nelle missioni top secret, ha invertito mestiere e copertura.
Un giovane uomo classe ’90 di origini cilentane, nato a Sassuolo, cresciuto a Latina e residente a Bologna che dopo un diploma scientifico conseguito per diletto e 5 anni di studi in quel di Urbino tra Accademia e ISIA, fa l’alchimista e l’illustratore ma gli tocca sempre di spiegare in che consiste fare l’illustratore.
Avete due storie, decidete a quale credere.
Quando hai capito/deciso che avresti fatto l’illustratore?
Quando ero ancora troppo piccolo per decidere o capire. Ho seguito il naturale corso delle cose, niente di così netto.
Credo che tutti i bambini nascano già illustratori senza decidere nulla, solo che alcuni sanno che non smetteranno di esserlo. E lo sanno davvero non così per dire, io ero uno di quelli. Ho fatto mille altre attività tra infanzia e adolescenza: sport, discipline musicali, scuole scientifiche, tutte cose che volevo fare per puro interesse e non per necessità. Invece il disegno non era una scelta, era ed è un bisogno, la mia forma d’espressione, di conseguenza l’unica costante. Credo sia questo il punto, scegliere in base alla propria forma di espressione che è in qualche modo diverso da “quello che ti piace”. Non aver tradito le aspettative di quel bambino è una delle cose che mi realizza di più.
“Il disegno non era una scelta, era ed è un bisogno, la mia forma d’espressione, di conseguenza l’unica costante.”
Osservando i tuoi lavori emerge un’immaginario visivo in cui ricorrono spesso figure di animali e creature fantastiche. Anche nel mazzo di carte dei Tarocchi realizzate per Hoppípolla i personaggi hanno aspetti (almeno in parte) animaleschi. Come mai il mondo naturale e animale ritorna così frequentemente nelle tue illustrazioni?
È vero gli animali sono molto presenti nel mio immaginario, li ho sempre considerati un po’ come fossero alieni e con quest’entusiasmo li osservo fino allo sfinimento da quando esisto. Subisco il loro fascino e sono enorme fonte di ispirazione, mi interessano da ogni punto di vista: allegorico, mitologico, culturale, estetico. Hanno indubbiamente una potenza unica da sempre nella storia della rappresentazione visiva ma non solo, penso alla musica e alla letteratura, credo siano parte integrante del nostro essere umani.
“Subisco il fascino degli animali e sono enorme fonte di ispirazione, mi interessano da ogni punto di vista: allegorico, mitologico, culturale, estetico.”
Abbiamo nominato il mazzo di carte dei tarocchi di Hoppípolla. Come ti sei approcciato a questo progetto? È stato complesso dover ideare una sequenza così ampia di disegni che avessero però una coerenza di fondo, un minimo comun denominatore che li unisse?
L’operazione è stata quella di giocare con le caratteristiche umane degli arcani in comune con quelle dei diversi animali che sono andato a mescolare alle anatomie umane. Un approccio appunto molto allegorico che trovavo particolarmente adatto al tipo di progetto. La scelta dei diversi animali è scaturita da luoghi comuni, modi di dire, leggende, religioni, analogie fisiche o di abitudini. Ho attinto davvero da molte fonti ed è sorprendente la presenza costante degli animali nel nostro tessuto culturale.
Ovviamente in ogni progetto tanto più è alto il numero di immagini tanto più è complesso trovare il filo rosso che le leghi nel migliore dei modi.
Ho quindi stilato una piccola lista di ipotetici fili rossi, cioè di tematiche che avrebbero costituito il concept dell’intero mazzo e che l’avrebbero reso interessante per qualche motivo. Da questa lista è emersa più delle altre la soluzione della bestia antropomorfa. Se il concept funziona non resta che curare la coerenza formale delle immagini, variabile anche questa più o meno complessa in base al numero di illustrazioni del progetto.
“La scelta dei diversi animali è scaturita da luoghi comuni, modi di dire, leggende, religioni, analogie fisiche o di abitudini. Ho attinto davvero da molte fonti ed è sorprendente la presenza costante degli animali nel nostro tessuto culturale.”
Il kit è composto da 22 Tarocchi formato 8.3 x 14.8 cm (stampa 4+4) su carta patinata opaca da 350 grammi con plastificazione lucida su due lati. L’astuccio che contiene le carte ha un formato 8.7 x 15.2 x 1.6 cm (stampa 4+0) su carta Fedrigoni Arcodesign da 400 grammi.
Nella confezione è contenuto anche un pieghevole quattro ante con la descrizione del progetto e una piccola guida all’uso dei Tarocchi. Ha un formato di 8.5×15 cm (chiuso) e 34×15 cm (aperto), stampato (in 4+4) su carta usomano da 120 grammi.