Abbiamo incontrato Matteo Peducci e Mattia Savini, gli scultori che rispondono al nome di Affiliati Peducci Savini per i quali Printaly ha avuto il piacere di stampare il primo volume del portfolio/catalogo che illustra il loro lavoro. La pubblicazione è composta da 32 pagine più copertina (formato chiuso cm. 23×27 – formato aperto cm. 42×27) rilegate con filo singer e stampate in quadricromia su carta Fedrigoni Symbol Freelife E/E. Per quanto riguarda le pagine interne la grammatura scelta è di 170 g mentre per la copertina 250 g; quest’ultima è dotata di 2 bandelle da 20 cm e dettagli UV.
Con l’occasione abbiamo fatto ai due scultori alcune domande per farci raccontare la loro storia e il loro percorso artistico.
Chi sono gli Affiliati Peducci Savini?
Il nome che ci rappresenta è sicuramente legato alle nostre due persone, due scultori e amici che dai tempi della formazione all’Accademia di Carrara non hanno più smesso di esplorare e lavorare insieme per rifondare un nuovo senso dell’arte.
Fin da subito, però, abbiamo capito che non ci sarebbe stata conoscenza o rivoluzione senza l’integrazione dei saperi. Per queste motivazioni, nel tempo, il nostro laboratorio e centro di ricerca di Assisi si è trasformato in punto di riferimento per incontri, dibattiti e approfondimenti su molteplici discipline che appaiono determinanti al fine della nostra ricerca artistica. Gli Affiliati Peducci/Savini siamo noi e le persone che incontriamo lungo il nostro percorso, è il sistema di relazioni che costruiamo ogni giorno e che confluisce presso il nostro laboratorio. Ogni opera d’arte da noi realizzata è il risultato di un percorso di integrazione dei saperi.
Perché il marmo?
Il marmo, in un primo momento, quando ancora ci si doveva avvicinare a determinate consapevolezze, rappresentava per noi un’attrazione affascinante, un’intuizione del tutto personale strettamente legata alla sua energia e ai suoi archetipi. In qualsiasi cultura, in qualsiasi epoca, la pietra in generale sembra possedere una storia di tipo ancestrale e attraente.
Tutto ciò ci ha proiettato in una dimensione del “fare” che ci fa percepire il nostro lavoro come collegato a qualcosa di più grande di noi. Il marmo è un mezzo per esplorare concretamente un’energia più vasta.

Il marmo è un mezzo per esplorare concretamente un’energia più vasta.
Voi stessi dichiarate che nel vostro laboratorio si fa della scultura una scienza, spostando continuamente il punto di vista ereditato dalla tradizione. Che cosa intendete?
La tecnica della lavorazione del marmo ci ha permesso di sviluppare una forma mentis che si è dimostrata adatta all’indagine scientifica. La lavorazione della scultura in senso classico prevede un metodo rigoroso e l’unione tra questa tecnica e la curiosità per i processi creativi ci ha permesso di sviluppare nuovi approcci e metodi di ricerca.
Siamo partiti dall’indagine della forma per passare, in un momento successivo, a un’indagine volta a esplorare l’interno della materia, la sua struttura e i suoi comportamenti.
Questo ci ha permesso di formulare una nuova consapevolezza: l’esterno e l’interno della materia sono due facce della stessa medaglia; la forma della materia è l’estetica della sua energia interna. Dall’estetica alla scienza, dalla forma alla natura. Ogni progetto artistico che realizziamo ci permette di aggiungere un tassello importante, un risultato permanente di quella che inizialmente era soltanto un’intuizione.
Perché la decisione di utilizzare tecniche antiche ormai in disuso?
Comprendere pienamente le tecniche di ogni epoca e cultura è ciò che ci permette di ampliare la conoscenza sulla materia. Essendo quest’ultima l’elemento su cui si incentra la nostra ricerca, ci appare necessario indagare sia le tecniche del passato che del presente, per poter ripensare quelle del futuro. Padroneggiare diverse tecniche di lavorazione è come possedere un ricco vocabolario di parole che ci permette di strutturare un discorso sull’arte del tutto nuovo. In questo modo si riesce a preparare il terreno per delle innovazioni importanti passando, inizialmente, attraverso un territorio universalmente conosciuto.
È possibile secondo voi definirvi artigiani contemporanei?
L’artigiano è colui che esegue un lavoro manuale attraverso l’utilizzo di una tecnica ereditata, già nota. Per noi, invece, la conoscenza delle tecniche rappresenta solo un punto di partenza per ulteriori sviluppi e indagini. Quello che facciamo è inventare delle tecniche del tutto nuove e le nostre opere ne sono la traccia materica.
Fino al 12 agosto è possibile visitare la mostra degli Affiliati Peducci Savini “Effetto Casimir”, curata da Valentina Gregori e allestita presso la galleria Eduardo Secci Contemporay di Firenze.